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Gentili Confrati,
è arrivato il momento della riapertura del nuovo sito web della nostra Confederazione anche se un po’ in ritardo sul preventivato e di ciò me ne scuso personalmente. Continua a leggere...
Incontro delle confraternite dell’Arcidiocesi di Catania in preparazione al Santo Natale, svoltosi l’11 dicembre nella monumentale chiesa di San Nicola l’Arena, in piazza Dante. Il tempo che viviamo fatto di paure di contagio per la pandemia virale, di preoccupazioni e limitazioni anti-Covid, non ha evidentemente favorito una più larga partecipazione e forse è mancata quella determinazione necessaria a fare di più per vivere momenti di comunione fraterna da tempo interrotti.
«Speriamo di tornare presto ad incontrarci di persona – ha ribadito nel suo intervento il presidente della Confederazione Francesco Salmeri – affinché i nostri sguardi possano nuovamente incrociarsi liberi da ostacoli fisici ma anche da tutte quelle cecità scaturenti dai tempi che viviamo e non solo che purtroppo restano ancora incurate e ci impediscono di vedere la strada da seguire”. Però la fiducia non può mancare, se solo sappiamo “accogliere e comprendere il Mistero del Padre e pregare con il Salmo “Signore donaci occhi che vedono…”. “Se si vuole che Gesù venga a noi bisogna agire nello stesso modo, conclude l’ingegnere Salmeri, non aspettando che gli altri vengano da noi ma andare noi da loro… con un dinamismo in tempi straordinari anch’esso straordinario a cui tutti siamo chiamati indifferentemente e che dobbiamo attingere dalla preghiera e dalla unione profonda con il Signore, anche una preghiera di carità e di intercessione per tutti i bisognosi e per tutti i nostri defunti».
“Dio ci ama”, ha ricordato don Piero Longo, vicario episcopale della pastorale e assistente spirituale della Confederazione, nel suo intervento e nell’omelia della celebrazione eucaristica che ha concluso l’incontro, «Dio ci ha perdonato i peccati e dato la vita oltre la vita!” Per questo è necessario che viviamo il Natale nell’essenzialità e nell’umiltà, nella povertà dei gesti e di regali e di questo dobbiamo dare testimonianza credibile, riscoprendo anche l’intimità delle nostre case nell’universalità fraterna che ci fa cattolici».
Una breve visita conclusiva della chiesa è stata donata ai partecipanti dal rettore don Antonio De Maria, al quale è stato offerto un piccolo segno di carità per le tante ed urgenti opere di recupero del tempio.
Vincenzo Caruso .
05.04.2020
Cari confratelli e consorelle,
alle prime notizie tutti abbiamo sottovalutato la gravità dell’epidemia oggi abbiamo coscienza che tutti siamo a rischio. Tutti ricchi e poveri, credenti e non, rinchiusi in una casa o persi a parlare da soli lungo le strade delle città deserte.
Solo,sola, ciascuno a scavare sotto la paura che svela la nostra fragilità e la nostra impotenza si proprio noi che ci sentivamo al sicuro.
Ci troviamo nudi, con una paura grande, diciamocelo pure, di morire e una voglia grande di vivere. Ma per vivere abbiamo bisogno delle persone che amiamo e anche di quelle che prima non amavamo. Magari proprio chi, vittima nel passato di tragedie simili, ci lasciava indifferenti e magari anche giudicandoli di essere poveri…e quindi di esserne la loro causa.
Adesso i poveri siamo noi con la nostra arroganza di onnipotenza ed egocentrismo,alla ricerca,non pienamente svelata,di sentirci dire” ti voglio bene,non avere paura,vedrai che ce la faremo” che una volta gli anziani di casa,abituati ad affrontare quotidianamente difficoltà,non mancavano di ripetere nella loro giornata.
E poi vorrei dirvi che c’è bisogno che tutto questo”calvario” non finisca nel nulla e che non manchi una carezza a chi se ne và da solo,sicuro che Dio non abbia fatto mancare a nessuno questa carezza.
Voglio anche credere che Gesù Cristo abbia portato e porti la croce di ogni ammalato nel corpo e nello spirito.
Voglio credere che ogni dolore umano,anche quello causato da questa pandemia,è sofferto da Dio stesso nella persona di Gesù e che la sua morte da valore e senso ad ogni nostra morte corporale.
Io,noi siamo,alla fine e al principio, il bisogno che Dio sia quel grembo d’Amore da cui nasciamo e a cui facciamo ritorno.
Frà Cecilio,frate cappuccino dell’Osf per i poveri che opera a Milano, conosciuto tanti anni fa, amava dire che Gesù non ci ha lasciato soli ne abbandonati. Un giorno ci presenterà al Padre suo e capiremo.
Passata la tempesta,scenderemo dalla “barca” con la “coscienza trasparente” pronti a ricostruire “nuove” le nostre città e le nostre relazioni insieme fondate su quello che il mistero di dolore ed il miracolo della solidarietà di questi tempi ci avranno insegnato.
Gesù crocifisso e risorto ripete ancora quest’anno a noi” Coraggio,io ho vinto la morte”.
Da me insieme al Consiglio,
Buona Pasqua di Gesù
Cari Confrati,
come già annunciato in precedenza il ritiro di domenica 22 p.v. a Paternò, a causa della pandemia che sta colpendo tutto il mondo, è stato rinviato a prossima data.
A conclusione della giornata era prevista la presenza del Nostro Arcivescovo per la Celebrazione Eucaristica e per un momento finale di fraternità.
Proprio stamane ho ricevuto la Sua telefonata con la quale mi ha chiesto di farvi sentire la Sua vicinanza ed il pieno sostegno a ciascuno di voi nell’affrontare questi giorni difficili di quarantena forzata a casa, così da trasformarli in un’occasione da non sprecare per migliorare la nostra vita individuale e di relazione alla ricerca di quel ’’a faccia a faccia con il Signore” di cui si parla nel Salmo 11.Non appena sarà possibile sarà Lui stesso a “chiamare” per programmare un’altra occasione di incontro.
Permettetemi infine una particolare parola di conforto e sostegno per chi tra di noi sta combattendo la sua battaglia familiare contro il virus; forza e coraggio.
Fraternamente
Francesco
17.03.2020
Cari Confrati,
negli Ospedali italiani e del mondo – in questi giorni- si muore soli, con o senza coronavirus ed almeno sino al 3 aprile e sicuramente oltre, si viene pure sepolti quasi da soli: i funerali sono vietati, solo una breve benedizione e poche persone presenti alla sepoltura per i quasi duemila morti (solo in Italia) affetti da Covid -19, questo ho potuto constatare di persona sino a questa mattina.
L’attesa giornaliera per il comunicato della Protezione Civile delle ore 18, è diventato quasi un rito collettivo per quantificare i numeri della “morte”.
La diffusione pandemica del virus non ci nega solo il rito funebre ma anche i momenti prima della morte privandoci così di un momento di profonda ed intima “umanità”- questo mi ha raccontato la figlia di una Signora deceduta in una casa di cura - e facendo venire meno un’essenziale aspetto che sta alla base della nostra società umana che è il “culto dei morti”.
Oggi evitare l’uso della parola “morte” è generalizzato.
Siamo impreparati al solo suo pensiero, abituati a vivere in una bolla di benessere , in un sistema fortemente consumistico dove molti valori etici sono crollati.
Cerchiamo di evitare la “morte” ma la morte non ci evita anzi resta il movente di tante scelte.
Siamo di fronte ad un bivio -una volta superata l’emergenza-o facciamo nascere un mondo “migliore” o altrimenti seppelliamo definitivamente la nostra umanità.
Il rischio c’è tutto ma anche la speranza non solo di sopravvivere ma di “vivere” che alla fine è sempre più forte di qualsiasi visione apocalittica degli accadimenti.
Don Milani diceva che quando c’è un problema o se ne viene fuori tutti o neanche qualcuno.
Leggo e sento dire che “ il bene comune deve prevalere sul bene dell’individuo” come se lo stesso bene comune non fosse la forma migliore per tutelare il bene dell’individuo!!
Forse lo stiamo cominciando a capire solo adesso.
Guidalberto Bormolini monaco, antropologo , tanatologo e docente al Master End of Life dell’Università di Padova anche lui colpito direttamente in famiglia dal virus , in un’intervista dice” Il dono che ci possono fare le persone che stanno morendo ora è di farci capire l’importanza della relazione con chi sta per morire e della relazione con chi è già morto, così da restare veramente umani. Se accettiamo questa scommessa fino in fondo, usciremo da questa crisi con un Paese rinnovato, verso un’idea di bene comune altissima e mobilissima. Io lo spero.”
E noi Confraternite quale ruolo intendiamo svolgere in un momento così delicato per il vivere e per il morire!!??
Fraternamente
Francesco
- Ricordiamo la scomparsa di Mons. Gaetano Zito, Vicario Episcopale della cultura della Diocesi di Catania, avvenuta l’8 Ottobre 2019.
- Ricordiamo la scomparsa di Mons. Luigi Bommarito, già Arcivescovo della Diocesi Catanese, avvenuta il 19 settembre 2019.